Perchè tutti parlano di Fisica Quantistica?

“Fratello, stai andando troppo in fretta,

aspetta che l’anima raggiunga il tuo corpo”

(Aborigeno australiano ad un ricercatore occidentale)

L’altro giorno passando accanto ad una panchina in piazza San Domenico ho sentito la parola “fotoni”. Mi sono girata e ho visto una coppia di ragazzi, non più di vent’anni, jeans strappati lei, piercing ovunque lui. Erano abbracciati e con occhi scintillanti parlavano di Fisica Quantistica…

Ieri in macchina, ascoltando alla radio un programma che parla di teatro, ho scoperto Gabriella  Greison, una fisica/attrice/scrittrice che scrive libri e porta in giro spettacoli in cui racconta in modo accattivante la Fisica Quantistica. Ha un successo esaltante, fa il sold out in tutte la date.

La settimana scorsa  ad un ritiro di meditazione, nella tradizione del Ven. Thich Nhath Hanh, la maestra Diana Petech, ha citato la Meccanica Quantistica per farci capire quanto la realtà che vediamo possa essere illusoria.

Potrei andare avanti ore a citare episodi in cui mi è capitato di sentire parlare di fisica quantistica in contesti non istituzionali.

Perché? Perchè si fa un gran parlare di cose così difficili? Che cosa ci sta succedendo? Perché i due fidanzati sulla panchina non possono limitarsi a scambiarsi effusioni e invece si addentrano in selve così astratte e complesse?

Credo che la risposta a queste domande abbia radici lontane nel tempo e credo che le radici di questa risposta siano molto estese e affondino nel terreno di molti ambiti differenti…

So che i fisici accademici inorridiscono davanti alla fuoriuscita della Fisica Quantistica dal contesto strettamente istituzionale… ma… credo che ci sia un MA bello grosso con cui fare i conti e che non accetta più di essere ignorato. Per capirlo occorre riflettere sulla nostra cultura di appartenenza.

In occidente viviamo in una realtà profondamente contraddittoria, in cui da un lato siamo abituati a pensare che esiste solo ciò che vediamo e che tocchiamo. Siamo convinti che il corpo finisce con la pelle e che se accade qualcosa è perché c’è stata una causa che l’ha generata. Tutto questo si chiama materialismo e determinismo e in parole povere ci dice che il mondo finisce con il visibile e con lo spiegabile e il corpo umano è semplicemente una macchina che funziona con meccanismi ben determinati.  Dall’altro lato esiste tutta una serie di esperienze che vanno contro a questa visione delle cose e che ci creano grossi conflitti, per lo più inconsapevoli, ma con un forte impatto sulla nostra capacità di essere persone “complete” e padrone del nostro “potenziale”.

Il conflitto inconsapevole più grosso è con la nostra esperienza interiore.

Frasi come quella dell’aborigeno australiano citata in apertura, sono inconcepibili per la scienza materialista. Tuttavia, ogni volta che la dico ad un paziente che arriva trafelato, inseguito dall’ansia della vita, questo fa un profondo respiro, si rilassa e sente che è assolutamente vero, sente che il corpo sta andando troppo veloce e che un parte di lui, la parte più importante, non riesce a stare al passo e soffre. Il nostro sentire ci grida sempre più forte che non è possibile che la realtà sia solo quella visibile. Il  nostro mondo interno  rivendica l’esistenza di una dimensione non visibile ma ugualmente fondamentale per la nostra esistenza, un parte sensibile e immortale che ci caratterizza e che sentiamo essere la nostra essenza più vera. Dove la collochiamo? Con gli strumenti che ci dà la nostra vecchia concezione deterministica, la nostra realtà interiore è semplicemente una produzione dei neuroni, un accidente causato dal lavoro delle cellule, ma niente di così importante, anzi spesso è vista come qualcosa che infastidisce il perfetto funzionamento della nostra macchina corpo.

Parlo di conflitto inconsapevole perché il più delle volte la nostra scissione interiore accade senza che noi ce ne accorgiamo. E questo è il grosso nodo del problema. Soffriamo, ma non sappiamo il perché. Abbiamo imparato ad ignorare i segnali di malessere e ad andare sempre comunque avanti, lamentandoci il meno possibile… Siamo iper connessi alla rete virtuale, ma siamo completamente sconnessi da noi stessi… Tutto questo non fa che indebolirci e privarci delle nostre risorse più profonde, sia mentali ed emotive che fisiche. Le domande che cominciano a sorgere riguardano anche il mondo della salute, soprattutto a causa della epidemia di malattie oncologiche a cui stiamo assistendo. Se osserviamo il mondo delle cure “alternative”, possiamo semplicemente liquidarle come cialtronerie oppure farci delle domande sulle evidenze più lampanti:  come mai funziona l’effetto placebo? Perché riesco a guarire solo con la convinzione che quella sostanza mi faccia bene? Perché esistono delle guarigioni inspiegabili? Perché si utilizza la meditazione in ambito oncologico? E l’agopuntura riconosciuta in alcuni paesi anche dai Servizi Sanitari come fa a funzionare?

L’uomo occidentale comincia a rendersi conto che c’è qualcosa che sente e che ha un effetto anche sul corpo, ma a cui non riesce a dare un nome.

Un tempo, si delegava alla religione il compito di parlare di anima e di dimensioni “non visibili”, ma dato l’esodo di fedeli a cui assistiamo abbiamo capito che il linguaggio con cui l’ha fatto non è riuscito a dare risposte soddisfacenti ai bisogni profondi dell’uomo. Inoltre questa delega alla religione, non ha fatto altro che alimentare il conflitto tra Scienza e Fede che si riflette nell’uomo nella separazione non salutare tra  mente e cuore tra ragione e sensazione.

Ma il malessere aumenta nelle persone che non trovano risposte adeguate al loro sentire. E le risposte l’uomo occidentale non sa più dove cercarle, in quanto né la scienza materialista né la religione evidentemente riescono a ricucire gli strappi interiori che sente.

Manca completamente la dimensione spirituale autentica (non  religiosa), quella che orienta il senso della vita, che guida anche inconsapevolmente le scelte esistenziali. Non è un caso che il nostro tempo sia  quello in cui abbiamo toccato il picco massimo di uso di psicofarmaci, in cui le patologie dell’anima come la depressione e l’ansia sono ai vertici, in cui c’è un aumento incredibile delle dipendenze patologiche da sostanze, da gioco e da tecnologie.

Ma l’essere umano per fortuna è curioso e per istinto cerca, segue le tracce di ciò che lo nutre, come Pollicino cerca le briciole di pane che lo portano verso casa, e questa ricerca fino ad ora ha portato ad un esodo culturale verso le filosofie orientali, che parlano con disinvoltura di anima e di energia, e che riescono a dare un po’ di sollievo alle nostre ferite interiori, facendoci sentire finalmente “interi”.

Nonostante la scienza materialista e la Chiesa guardino all’oriente con diffidenza, in realtà questo esodo culturale è semplicemente la manifestazione della sana ed autentica sete di crescita interiore che alberga nell’essere umano. E’ un ottime segno dunque.

E’ il segno che non riusciamo più a far finta di niente. Che non ci va più bene l’incoerenza delle nostre vite. E’ il segno che la vita prepotentemente rivendica la sua voce, si esprime, ci sta gridando da più parti che è ora che ci svegliamo, che acquisiamo una visione diversa della realtà.

E qui entra in campo la Fisica Quantistica.

La Fisica Quantistica è la voce che può ricucire la scissione che ci porta a scappare dalla nostra cultura occidentale. È la guida che può farci tornare a casa, che può farci tornare ad essere fieri di essere quello che siamo, senza per forza dover guardare con nostalgica ammirazione alle filosofie orientali. La Fisica Quantistica può ricucire lo strappo tra scienza e religione, può darci un’anima senza toglierci la ragione perché ci aiuta a vedere oltre il visibile, senza cadere nella superstizione. Per questo da ogni parte si fa un gran parlare di “quanti”, di “fotoni” e di “entanglement”.  A volte magari in modo un po’ approssimativo, d’accordo, perchè chi parla magari non ha la formazione adeguta, ma per fortuna esistono anche scienziati “generosi” che ci aiutano a capire, come appunto la Greison che ha fatto della divulgazione il suo scopo di vita. Come Amit Goswami fondatore del Center for Quantum Activism (www.attivismoquanticoeuropeo.it) che organizza corsi e conferenze in tutto il mondo.  E’ come se un bambino ci tirasse per la giacca e ci dicesse, “Ehi! Sai che c’è? Guarda un po’ qui! C’è qualcosa che ti mette in crisi, ma che ti può spiegare quello che senti!”

Gli scienziati del secolo scorso hanno vissuto un’esperienza profondamente sconcertante, hanno attraversato coraggiosamente e con determinazione paradossi, contraddizioni, conflitti, dubbi. Sono stati i supereroi della Vita, perché la fisica come tutte le altre scienze, non fa che osservare e descrivere il manifestarsi della Vita. Quegli scienziati non si sono tirati indietro davanti a quello che vedevano e hanno continuato ad andare avanti, come un onesto ed autentico atteggiamento scientifico richiede. Hanno assistito, dentro ai loro laboratori, alla “follia” del comportamento delle particelle subatomiche, hanno testimoniato per primi la scioccante scoperta che l’atto dell’osservare modifica l’accadere delle cose. Le loro vite private, i loro sistemi di credenze son stati messi in crisi. Alcuni lo hanno detto, in discorsi pubblici, o lo hanno scritto in libri, ma i tempi non erano ancora maturi, e forse il sapere era ancora troppo “privato” e dunque tutto questo per un intero secolo non si è divulgato nel sapere comune.

Ma ormai è inevitabile…  la Vita chiede di essere conosciuta, chiede di uscire allo scoperto, sta premendo da più parti per dirci che non esiste solo la realtà visibile, ma ne esiste un’altra, altrettanto importante, che condiziona la nostra esistenza molto più di quanto possiamo pensare. Cadono le barriere tra le varie discipline perché la realtà che stiamo cominciando a vedere è che tutto è unito, tutto è collegato e le divisioni che abbiamo fatto noi umani tra fisica biologia psicologia medicina ecc. sono artificiose e non ci aiutano più a crescere. Cadono anche le barriere tra Oriente ed Occidente, perché finalmente possiamo trovare un terreno comune su cui costruire un sapere integrato… Non occorre più riferirsi solo ad un sistema o a quell’altro perché a ben guardare alla fine dicono tutti e due la stessa cosa: che esiste una realtà energetica sottile che attraversa ogni aspetto della realtà e che condiziona ogni ambito della nostra vita. In oriente lo si da per certo, basandosi sull’osservazione millenaria della realtà che ha portato alle medicine tradizionali che integrano i vari aspetti dell’uomo e della realtà in un’unica rete energetica. In occidente siamo molto più cauti e più che dare risposte formuliamo domande, ma intanto apriamo delle strade nuove…

Oggi si possono trovare libri scritti da biologi che arrivano a parlare di anima, libri scritti da psicologi che arrivano a parlare di cellule, libri scritti da filosofi che arrivano a parlare di fotoni… c’è un grande fermento scientifico che porta verso l’integrazione dei saperi. Le etichette che diamo alle cose purtroppo non hanno fatto che creare confini. Se cambiassimo i nomi forse tutto sarebbe più semplice e ci sentiremmo più liberi di fare collegamenti tra i vari aspetti dell’esistenza. Se invece che di fisica parlassimo di Osservazione della Realtà, forse ci ricorderemmo meglio che la Realtà è di tutti… siamo tutti composti di atomi, elettroni e neutroni e quindi tutti abbiamo il diritto di sapere come funzioniamo.

Ecco perché quei ragazzi tra un bacio e l’altro parlano di fisica Quantistica, perché li riguarda

Ecco perché tutti parlano di Fisica Quantistica.

Perché è un bisogno. E’ un bisogno imprescindibile di crescita.

Perché l’uomo è per sua natura curioso e per istinto va verso quello che gli serve, come le piante, che si orientano alla luce.

E anche perché non se ne è parlato per troppo tempo.

Forse, anzi sicuramente, la Fisica Quantistica non sarà la soluzione di tutti i nostri mali, ma può aiutarci a farci delle domande, a sollevare il velo della nostra incoerenza, può suggerirci che esiste un altro modo per guardare il mondo e comprendere meglio noi stessi. Ormai lo abbiamo capito. E non vogliamo più essere tenuti all’oscuro. Ci siamo svegliati e vogliamo crescere. Anche dentro.

Ecco perché.

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